La noce è tutto fuorchè un frutto come tutti quanti gli altri, per tantissime ragioni. Innanzitutto, per il fatto che sono pochissimi i frutti che, al pari della noce, trovano in cucina un impiego così ricorrente. La noce fa capolino in tantissimi primi piatti: con essa vengono realizzati dei sughetti che sono semplicemente da leccarsi i baffi, per non parlare della possibilità di mangiarla fresca o secca, in abbinamento a formaggi quali grana padano e gorgonzola.
Siamo di fronte a un albero che partorisce un frutto a dir poco esaltante. Venendo alle caratteristiche naturali di questa pianta, conosciuta scientificamente come Juglans, essa è un’angiosperme dicotiledone che può arrivare a misurare anche quaranta metri di altezza. In altre parole, si va da un minimo di dieci metri a un massimo di quaranta metri: il noce è un albero tutto da scoprire, e questo per tantissimi motivi.
Il suo legno è longevo e assicura una resistenza enorme, pari a pochissimi pochi esemplari di albero. La simbologia collega questa noce fin dall’antichità a qualcosa di regale. I greci la chiamavano karia basilica (ghianda reale) perché erano convinti che a portare questo frutto in Europa fossero stati nientemeno che i re persiani. Con il trascorrere del tempo, la noce ha assunto anche altri significati: da secoli ormai viene collegata alla fecondità e alla fertilità, sia maschile che femminile, probabilmente questo retaggio dipende anche dalla forma del frutto. Il frutto del noce, insomma, è assolutamente importante in natura.
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