La noce moscata in cucina
Una regola generale in botanica afferma che un albero più è grande più sono gli anni che ha vissuto, tale regola è facilmente intuibile, e dipende spesso anche dal ciclo vitale degli alberi e da quali strategie questi adottano. Infatti le specie annuali non sono mai alberi, bensì sempre arbusti, che una volta dati i frutti seccano lasciando solo le gemme che fioriranno l’anno successivo. Ciò invece non accade per gli alberi, specie che si accrescono anno dopo anno e che sopravvivono sempre in toto, non solo sottoforma di gemme. Questi alberi sono dotati di parte secondaria, quello che tutti noi conosciamo come legno. Il legno del noce è particolarmente corpulento e tarchiato, esso infatti è il prodotto di un accrescimento anche centenario. La vita degli alberi del noce è sempre molto longeva, malattie permettendo, e il suo legno anno dopo anno migliora sempre più in forza e resistenza. Il frutto di questo albero è ugualmente robusto, la noce infatti è ricoperta da un guscio molto duro. Per mangiare il mallo, la parte commestibile della noce, bisogna rompere il guscio definibile come coriaceo, ovvero legnoso e consistente. Questo frutto però non solo è diverso dagli altri per aspetto e forma, ma anche per come viene raccolta. Siam infatti abituati a pensare ai frutti come oggetti che si prelevano dai rami con le mani e dotati di opportuna scala. Ma questi frutti sono piccoli e crescono fino ad altezze di venticinque metri, quindi si prediligono metodi che prevedono la caduta a terra e poi la raccolta al suolo.
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